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9 dicembre 2008

ICI, detassazione starordinari e le giovani famiglie.

Qualunque azione governativa atta a dare un pò di sollievo alle famiglie e ai lavoratori è sempre benvenuta, da qualsiasi parte essa venga.
Ma onestamente avrei preferito qualche misura più incisiva per quel che riguarda la situazione salariale dei lavoratori e le giovani famiglie, magari monoreddito. Senza nulla togliere all'importanza dell'eliminazione dell'ICI, peraltro già iniziata dal precedente Governo, sarebbe stato meglio, mio opinabile pensiero, dare un pò di respiro a quelle famiglie che si trovano in difficoltà a pagare l'affitto della casa che mese dopo mese sale per via dell'innalzamento mensile dell'inflazione.
Esperimento utile mi sembra, almeno come passo iniziale, la detraibilità dello stesso gia da quest'anno, tramite la dichiarazione dei redditi, anche se non tutti sembra ne trarranno benefici, ma continuare in questo senso sarebbe opportuno. La mia non è una crociata contro i proprietari di immobili, ma per chi è proprietario di una casa, penso, pagare una tantum all'anno di ICI, che serve come fonte principale di incasso per il proprio comune di residenza, non comporterebbe un salasso; al contrario, pagare mensilmente un canone d'affitto per le famiglie giovani, magari con un membro delle stesse precario (se fortunato), con lo stipendio dell'altro membro tra i più bassi d'Europa, con il carovita ormai a livello insostenibile, quello si che è un dispendio di denaro.
Si potrebbero cercare delle soluzioni per dare l'opportunità a queste famiglie di potere comprare una casa, magari con una concertazione tra banche e Stato, almeno per i primi anni di mutuo.
Sulla detassazione degli straordinari, mi sembra come aver dato un pò di zucchero a chi prende tante medicine amare; non tutti i lavoratori/operai possono fare degli starordinari, per uno svariato numero di motivi:
  • molti fanno il ciclo continuo;
  • a volte, le aziende, almeno finora, non hanno la neccessità di farne fare;
  • alcuni non possono, perchè comunque hanno delle altre priorità familiari;
Un'azione da intraprendere sarebbe, invece, una detassazione sullo stipendio/salario, che coinvolga tutti i lavoratori, sia essi pubblici che privati.

2 agosto 2008

L'Italia vista dalla Germania.


  • Scrive Martin Zöller sul quotidiano "Die Welt":
    Dopo la vittoria elettorale sembrava che il Cavaliere volesse riformare il Paese. In realtà fa politica per se stesso e si paragona a un buon vino rosso.

    Quando Silvio Berlusconi vede un microfono, inizia irrefrenabilmente a scherzare. Come la settimana scorsa quando, nel corso di incontro di imprenditori italiani, ha raccontato di essere come un buon vino rosso: "Miglioro con l'invecchiamento", per poi aggiungere alla fine uno "sto scherzando".

    Anche mercoledì scorso era di ottimo umore, il suo parlamento aveva appena approvato una legge che capita proprio a fagiolo. "Questa legge è una buona cosa" ha scherzato in quell'occasione "così ora non mi tocca passare tutti i sabati incontrando i miei avvocati". Ad appena cento giorni dall'inizio del suo terzo mandato, Berlusconi è soprattutto una cosa – il Berlusconi di sempre.

9 luglio 2008

Il cambio demografico

Bruxelles, 01 Luglio 2008


 

Il cambio demografico in Europa


 

La competitività dell'industria europea in tempi di globalizzazione


 

Occupazione, formazione e qualificazione


  

di


 

Giuseppe Bellissima


Chi vincerà la sfida demografica?


 

L'Unione europea, un'isola di pace e prosperità da oltre 50 anni, è minacciata al suo interno da un nemico non convenzionale: il cosiddetto deficit demografico. La popolazione europea è, infatti, in netto calo e già nel 2050 l'età media salirà a quota 49, quando più di un europeo su dieci sarà over 80.


 

Solo cent'anni fa la popolazione europea costituiva il 15% dell'intera popolazione mondiale ma tale proporzione si invertirà di tre volte entro il 2050. A fare da contrappeso a tale trend c'è la forte crescita dei paesi in via di sviluppo, che rappresentano oltre il 95% della crescita dell'intera popolazione mondiale.
 
Addio baby boom
 
Nell'Unione europea in media il tasso di fertilità femminile è a quota 1.52, un livello chiaramente al di sotto il limite necessario per ricostituire la popolazione, una situazione impensabile solo 50 anni fa negli anni fertilissimi del baby boom post guerra. Il Commissario europeo Špidla, all'indomani della pubblicazione del testo sulla sfida demografica, ha così commentato: "Oggi, a ogni quattro persone che lavorano ne corrisponde una over 65, nel 2050 il rapporto scenderà a due a uno!".
 
Il club post 2050
 
L'età media nell'UE è oggi 39, ma nel 2050 tale cifra salirà fino a quota 49. Va detto che in questo periodo l'aspettativa di vita salirà anch'essa di sei anni per gli uomini e di cinque anni per le donne. Una società più anziana richiederà più cure, più attenzioni e uno sforzo finanziario maggiore. Il cambio demografico influenzerà inoltre il dinamismo economico e l'innovazione, con una perdita di crescita potenziale del PIL europeo stimata attorno all'1.2% fra il 2031 e il 2050.
 
Quali rimedi?
 
Una delle soluzioni è senza dubbio l'immigrazione, anche se tale risorsa diventerà anch'essa prima o poi "anziana". Andrà privilegiato dunque il canale della maggiore produttività e l'introduzione di nuove politiche sulle nascite. Il Parlamento europeo ha, a più riprese, chiesto adattamenti agli Stati membri per tener presente il fattore 'cambiamento demografico', in particolare puntando sull'apprendimento lungo l'intero arco della vita, sull'immigrazione o su leggi sul lavoro.


 

Cambio demografico, occupazione, formazione e qualificazione


 

I cambiamenti demografici, che stanno plasmando una nuova società, saranno sempre più significativi a partire dal 2010: avremo sempre meno giovani e adulti e sempre più "lavoratori in età avanzata", pensionati e persone molto anziane. Le nostre società dovranno inventare nuove vie per valorizzare il potenziale di crescita costituito dalle nuove generazioni e dai cittadini più anziani. Per gestire tali cambiamenti occorrerà il contributo di tutte le parti in causa: andranno sviluppate nuove forme di solidarietà tra le generazioni, caratterizzate da reciproco sostegno e dal trasferimento di competenze e di esperienza. A tale processo dovrà contribuire l'iniziativa europea a favore dei giovani, proposta dalla Commissione Europea nella comunicazione sulla revisione intermedia della "strategia di Lisbona".


 

I lavoratori "giovani" e "anziani"


 

I lavoratori giovani e anziani sono due categorie che richiedono una certa attenzione a livello politico. Per evitare possibili effetti negativi sulla crescita economica e ridurre la pressione crescente cui sono sottoposti i sistemi di protezione sociale a causa dell'invecchiamento demografico, occorre sviluppare politiche per rafforzare l'approccio al lavoro. Una risposta politica deve pertanto concentrarsi su una sempre maggiore integrazione nel mercato del lavoro di tutte le fasce d'età e sull'agevolazione dei cambiamenti di situazione occupazionale lungo tutto l'arco della vita attiva.


 

Servono maggiori sforzi, soprattutto nelle politiche d'istruzione e formazione, per migliorare i risultati occupazionali dei giovani.


 

È un dato di fatto che i giovani si trovano in una situazione particolarmente difficile nel mercato del lavoro. Nell'Unione Europea, il tasso medio di disoccupati nella fascia d'età compresa tra i 15 e i 24 anni è pari al 17,4 % contro il 7,7 % delle persone di 25 anni e più.


 

Questo nonostante il livello di formazione dei giovani è decisamente superiore a quello dei genitori: secondo i dati UE 15 nel 2003 circa il 28% della fascia d'età compresa tra i 25-34 anni possedeva un livello d'istruzione universitario contro il 16% della fascia dei 55-64 anni, dati che consentono di prevedere un livello di produttività e una capacità di adattamento superiori rispetto alle generazioni precedenti, l'UE deve tuttavia rendersi conto che la gioventù è una risorsa sempre più rara che non viene adeguatamente valorizzata. I giovani, infatti, incontrano varie difficoltà d'integrazione:


 

I giovani che lavorano sono spesso indirizzati verso incarichi temporanei o a orari ridotti e malpagati, oppure incontrano ostacoli che rendono poco agevole e lento il loro passaggio dal mondo dell'istruzione a quello del lavoro. Eppure le loro competenze sono fuori discussione, la durata degli studi tende ad aumentare e il livello di scolarizzazione è più alto che in passato. Il supplemento "Lavoro" dei quotidiani europei rivela pagina dopo pagina la quadratura del cerchio a cui sono chiamati numerosi diplomati che si affacciano sul mercato del lavoro: "È richiesta un'esperienza di tre anni nel settore d'attività". Niente lavoro senza esperienza. Niente esperienza senza lavoro.


 

Paradosso supremo, in alcuni settori, in particolare quelli dei mestieri detti "tecnici" e quelli connessi alle nuove tecnologie, si osserva una carenza di manodopera che provoca conseguenze disastrose per le prospettive di sviluppo.

Se si vuole migliorare la situazione occupazionale dei giovani è fondamentale disporre di programmi che affrontino tempestivamente le problematiche di accesso al mondo del lavoro. I giovani sono tra le categorie più esposte agli effetti negativi degli assetti istituzionali che favoriscono quanti hanno un lavoro a tempo indeterminato rispetto ai nuovi arrivati. Ci vogliono delle strategie che familiarizzino i giovani col mondo del lavoro, che agevolino l'accesso e li preparino all'esigenza di formarsi per tutta la vita al fine di adattare costantemente le proprie qualifiche.


 


 

Un'altra sfida importante sta nell'aumentare la partecipazione dei lavoratori anziani al mercato del lavoro e nel ritardarne l'uscita dalla vita attiva. Attualmente oltre metà dei lavoratori di età compresa fra 55 e 64 nell'UE è inattiva, in genere perché si trova in pensione, ma anche per cattive condizioni di salute, problemi personali o familiari, e per la difficoltà di trovare un posto di lavoro.


 

Recenti risultati indicano che gli sforzi degli stati membri volti a realizzare misure a favore dell'invecchiamento attivo stanno cominciando a dare risultati. Negli ultimi anni, l'occupazione dei lavoratori anziani è stata una delle componenti più dinamiche del mercato del lavoro europeo, con tassi d'occupazione per questa categoria saliti di 7 punti percentuali dal 2000 ad oggi.


 

Gran parte dell'aumento dei tassi occupazionali dei lavoratori anziani è dovuta alla parte

femminile di tale categoria, in ragione soprattutto dell'effetto trainante determinato dalla

crescente partecipazione delle donne in generale. Invece, l'aumento dei tassi maschili è

dovuto al fatto che l'uscita dal mercato del lavoro viene ritardata, soprattutto per fattori come le riforme dei sistemi pensionistici e di protezione sociale e altre misure recenti associate all'invecchiamento attivo.


 

Il recente aumento dell'occupazione dei lavoratori anziani non è associato a un aumento

sensibile della precarietà del loro posto di lavoro, né lo è in modo particolare a una maggiore frequenza del lavoro a tempo parziale o autonomo. Molta di questa crescita occupazionale inoltre si registra nei settori a qualificazione relativamente elevata e ad alta intensità di conoscenza, con un passaggio dalle attività più manuali a quelle non manuali e che richiedono maggiori conoscenze.


 

Nonostante il recente miglioramento, gli sforzi per promuovere l'invecchiamento attivo

devono essere portati avanti con energia. La partecipazione dei lavoratori anziani al mercato del lavoro in Europa rimane bassa per gli standard internazionali, e mancano ancora 6,5 punti percentuali per raggiungere l'obiettivo di Stoccolma di un tasso d'occupazione delle persone di età compresa fra 55 e 64 anni pari al 50% entro il 2010.


 

Da uno Stato membro all'altro si notano approcci diversi in materia di invecchiamento attivo. Alcuni gruppi di Stati membri, in particolare i paesi nordici, hanno introdotto un approccio più integrato all'invecchiamento attivo e sono in genere riusciti meglio di altri a integrare e mantenere attivi i lavoratori anziani.


 

Per aumentare la partecipazione dei lavoratori anziani al mercato del lavoro occorrerà

eliminare gli ostacoli e i disincentivi che essi continuano a incontrare sulla via

dell'occupazione, e per far questo occorre risolvere diversi problemi: oltre agli incentivi

finanziari insiti nei sistemi pensionistici, nei sistemi di pensionamento anticipato e in altri

elementi dei sistemi fiscali e sociali, e al di là di una definizione degli stipendi meno legata all'anzianità, tra le sfide generali si trovano un diverso atteggiamento verso i lavoratori anziani, la tutela e la promozione della salute e della capacità di lavoro per i lavoratori che stanno invecchiando e lo sviluppo del livello di qualificazione e occupabilità dei lavoratori anziani mediante un apprendimento permanente efficace.


 

Occorre instaurare condizioni di lavoro adeguate, compresi un orario e un'organizzazione del lavoro più flessibili, oltre a opportunità d'impiego per la manodopera che invecchia. È anche necessario creare un contesto generale favorevole all'invecchiamento attivo, nonché affrontare i temi connessi con le differenze fra i sessi, e sarà fondamentale che ogni strategia volta ad aumentare il tasso occupazionale dei lavoratori anziani si adoperi al meglio per ridurre il divario fra il tasso d'attività maschile e quello femminile.


 

Per raccogliere la sfida rappresentata dall'invecchiamento demografico e dal suo effetto sulla forza lavoro occorrerà un'attuazione su scala più vasta di strategie più integrate rispetto a quanto è stato fatto fino ad oggi. Servono misure che valorizzino l'integrazione dei lavoratori anziani e ne migliorino l'occupabilità, e che si frappongano alle uscite premature dalla vita attiva. Nel portare avanti le politiche di invecchiamento attivo occorre prestare un'attenzione particolare alla promozione dell'accesso all'occupazione in tutto l'arco della vita attiva.


 

Una strategia esaustiva in materia di invecchiamento attivo deve concentrarsi sull'intero arco di vita e su tutte le fasce d'età, non soltanto sui lavoratori anziani.


 

Cambio demografico, le imprese e la competitività dell'industria europea


 

La pressione della concorrenza in tempi di globalizzazione e il progresso tecnologico hanno indotto molte imprese nelle economie avanzate alla valorizzazione del capitale umano con forte attenzione alle questioni connesse all'invecchiamento demografico.


 

Le imprese infatti, oggi, si ritrovano con una forza lavorativa invecchiata, e come già menzionato inizialmente, con una carenza di lavoratori qualificati, in un contesto economico globale, che richiede una maggiore produttività e capacità innovativa per resistere alla concorrenza.


 

Sono queste le condizioni principali che hanno indotto le imprese in Europa a sviluppare nuove strategie relative alle risorse umane.


 

In questo contesto, però, bisogna menzionare che sono relativamente poche le imprese che in passato hanno sviluppato strategie specifiche relative all'invecchiamento demografico. La stragrande maggioranza incomincia solo adesso ad occuparsi delle conseguenze che esso comporta per l'industria.

Le imprese più moderne hanno adottato forme più flessibili di organizzazione del lavoro, accompagnate da politiche apposite di gestione delle risorse umane. Le forme flessibili di organizzazione del lavoro sono caratterizzate a grandi linee da strutture meno gerarchizzate, da un coinvolgimento maggiore del personale nel processo decisionale e da una maggiore discrezionalità dei lavoratori nell'esecuzione delle loro mansioni, insieme a tipologie di lavoro più varie. Queste pratiche di lavoro innovative presentano aspetti significativi di complementarità e risultano più efficaci se combinate con alcune pratiche di gestione delle risorse umane, come la formazione sul luogo di lavoro e i sistemi retributivi in funzione dei risultati. Ciò peraltro non implica necessariamente una convergenza verso un modello unico di posto di lavoro flessibile.


 

La qualità delle condizioni di lavoro dipende dal modo di organizzare il lavoro flessibile adottato da ciascuna azienda. Il modello di flessibilità interna avanzata o "apprendimento

discrezionale" (che combina maggiori aspettative nei confronti dei lavoratori, in termini di responsabilità e soluzione dei problemi, con una maggiore autonomia sul lavoro), può

rappresentare una soluzione ottimale in grado di conciliare gli interessi di datori di lavoro e lavoratori, in particolare se combinato con un maggiore sostegno ai lavoratori che cambiano lavoro e azienda. Rispetto alle forme più tradizionali di organizzazione del lavoro, tale modello infatti è caratterizzato allo stesso tempo da un maggiore rendimento dell'azienda e da migliori condizioni di lavoro. D'altra parte, forme più basiche di flessibilità funzionale, come la rotazione delle mansioni, il lavoro di squadra e norme di produzione severe, possono andare a discapito della soddisfazione del posto di lavoro e dell'equilibrio fra lavoro e vita personale, e comportare effetti negativi del lavoro sulla salute.


 

Il modo in cui è organizzato il lavoro svolge un ruolo fondamentale dal punto di vista

dell'assorbimento e della creazione della conoscenza. I modelli caratterizzati dalla

discrezionalità sul lavoro combinata con attività complesse di soluzione dei problemi sono il modo più efficace di sviluppare l'innovazione interna all'azienda, mentre il modello "tutelato", caratterizzato da un basso grado di autonomia e dalla preminenza di rotazione delle mansioni e lavoro di squadra, tende a comportare l'adozione e/o modifica di tecnologie esistenti. Il coinvolgimento dei lavoratori nella comprensione e soluzione dei problemi connessi con la produzione sembra quindi essere un fattore cruciale per le attività di apprendimento e innovazione, oltre al completamento dell'istruzione classica (secondaria) e/o alla partecipazione alla formazione professionale continua.


 

Rimane però il fatto che non esistono soluzioni generali per risolvere i problemi, e al cospetto della crescente competizione nel reclutare risorse umane qualificate disponibili sul mercato, il solo copiare di buone pratiche per risolvere i problemi connessi all'invecchiamento demografico, si rivela del tutto insufficiente per le imprese.

Piuttosto occorrono strategie e politiche specifiche progettate su misura a livello settoriale, territoriale ed aziendale.


 

La ricerca, l'approfondimento delle scienze, la formazione, l'apprendimento lungo l'intero arco della vita cioè la formazione professionale continua, il trasferimento generazionale del sapere e delle esperienze, specialmente fra lavoratori esperti e lavoratori giovani, ed infine il posizionarsi sul mercato come datore di lavoro attrattivo - sono questi gli elementi chiave, essenziali per rafforzare le capacità delle imprese.


 

Inoltre, sotto il profilo delle future prospettive, sarà anche di fondamentale importanza la capacità delle imprese di assumere e di legare a lungo termine i lavoratori alle proprie imprese.


 

Le imprese quindi, per contribuire alla crescita economica e alla competitività dell'Unione Europea, devono svolgere un ruolo attivo in questo campo. In particolare devono incrementare gli investimenti in potenziale umano e contribuire attivamente a formare una forza lavorativa qualificata, con accesso alla formazione, allo sviluppo della carriera, a un'organizzazione flessibile del lavoro e dotata di un senso di sicurezza dell'occupazione.


 

Qualità e fattori che si presentano decisivi per incrementare la produttività, rafforzare la capacità innovativa, favorire la creazione di posti di lavoro e aumentare i tassi d'occupazione.


 

La situazione, infine, richiede un impegno straordinario di partecipazione, di responsabilità sociale, di dialogo, di proposta, ma anche di vero e proprio cambio di cultura da parte delle imprese. Un cambio di cultura che però non può essere limitato soltanto alla singola impresa, ma va interpretato come cambio di cultura dell'intero sistema economico e sociale.


 

Certo è, in questo senso, che le imprese quali riescono a trasformare attivamente il cambio demografico in uno strategico fattore di successo, in futuro, sicuramente godranno di vantaggi a livello di competitività.


 

Le parti sociali, la politica e la scienza ?


 

In Europa abbiamo bisogno di un processo di apprendimento e di cambiamento. Un processo di dialogo costruttivo al quale devono partecipare insieme alle parti sociali, esponenti dell' economia, della politica e della scienza.


 

Solo tramite un gioco di squadra, mirato a sviluppare un quadro di condizioni, capace di affrontare i problemi connessi al cambio demografico, ed efficiente nel sostenere le possibilità che esso offre, si potrà tutto sommato rafforzare la competitività di tutta l'economia europea, garantendo cosi, crescita, sviluppo, lavoro e occupazione.


 

La meta non può essere altra che la creazione di un modello sociale Europeo che garantisca un futuro ai lavoratori, all'economia e alla società in Europa.


 

Le parti sociali devono approfondire l'argomento tramite il dialogo sociale e proporre delle iniziative basate sulle seguenti linee guide:


 


 

  • promuovere le riforme della strategia di Lisbona: l'impegno di creare un quadro legislativo e di politica industriale favorevole alla crescita e la competitività dell'industria europea, creando cosi, occupazione, lavoro e benessere. La politica industriale dell'UE deve coniugare efficacemente, tramite un approccio orizzontale e coerente, i tre pilastri della strategia di Lisbona - l'economia, il sociale e l'ambiente.


 

  • più occupazione e di migliore qualità: un ambiente di lavoro sicuro, attraente e flessibile può favorire la partecipazione attiva di tutte le fasce d'età al mondo di lavoro. Il part-time in particolare, può agevolare una transizione morbida al pensionamento, cosi come il miglioramento dell'ambiente di lavoro; orari flessibili e l'accesso alla formazione producono un impatto positivo in termini di motivazioni e produttività.


 

  • competenze professionali più elevate e adattabili: ridurre la difficoltà d'accesso al mondo del lavoro per i lavoratori anziani e giovani; accesso alla formazione e in particolare mettere effettivamente in atto il progetto di apprendimento lungo l'intero arco della vita; promuovere il trasferimento generazionale del sapere e delle esperienze all'interno delle imprese.


 

  • rendere il lavoro un'opzione effettiva per tutti: è essenziale che i datori di lavoro modifichino il loro approccio al fine di riconoscere l'effettivo valore del potenziale umano; è inoltre essenziale opporsi alle discriminazioni basate sull'età e, in questo senso, un ruolo fondamentale è affidato ai servizi pubblici per l'impiego cui spetta il compito di sostenere i lavoratori in ricerca di un impiego e di combattere gli stereotipi negativi diffusi in ambito datoriale.


 

  • garantire un equilibrio tra le generazioni: politiche volte a garantire un equilibrio tra le generazioni nella ripartizione del tempo lungo tutto l'arco della vita e nella ripartizione sia dei frutti della crescita sia delle esigenze di finanziamento delle pensioni e della sanità.


 

  • ricerca e innovazione: i motori della crescita economica sono la produttività, la ricerca e l'innovazione. Inizialmente è stato seguito un approccio lineare basato sulla ricerca, mentre è più appropriato un approccio sistemico che comprende tutti gli elementi che intervengono nell'innovazione. Il modello sistemico deve essere sviluppato per poter comprendere non solamente l'innovazione tecnologica, ma anche altre forme di innovazione. L'Unione europea deve quindi approfondire le sue conoscenze su questo processo per poter elaborare una politica efficace.
    L'integrazione dell'innovazione nelle diverse politiche consente di rafforzare l'impresa, che si trova al centro del processo d'innovazione. Ad esempio, la formazione del personale in materia di spirito imprenditoriale consentirà di sfruttare meglio le opportunità offerte dal mercato. La cooperazione con altre imprese e le pubbliche autorità impone la creazione di « grappoli d'imprese » (clusters) complementari, geograficamente concentrati, interdipendenti e concorrenti. Ai fini dello sviluppo di processi innovatori sono necessari parametri come l'esistenza di manodopera qualificata e mobile; maggiori investimenti in potenziale umano; miglioramento del sistema d'istruzione; l'attuazione effettiva della formazione continua e l'incrementare le competenze della forza lavorativa.


 

  • produttività: Gli indici di produttività possono essere visti sotto due aspetti: la produzione e il consumo. Dal lato del consumo sono indici di capacità, effettiva o potenziale, e quindi anche di benessere sociale. Aumentare la produttività, in questo senso, non può solo significare aumentare i ritmi di lavoro per incrementare la produzione, ma piuttosto significa lo coinvolgimento dei lavoratori al benessere in termini economici e di salute & sicurezza.


 

  • rendere redditizio il lavoro: l'adozione di regimi fiscali e retributivi che incentivino economicamente i lavoratori


 

  • strategie che coinvolgano le parti sociali: in particolare, il soggetto pubblico, i sindacati e le associazioni datoriali sono chiamati a intervenire sull'organizzazione del lavoro e sull'ampliamento delle possibilità di accesso alla formazione e al mondo del lavoro.


 


 

La politica di coesione. Un mezzo per affrontare i rischi demografici


 

L'Unione Europea, seguendo con determinazione una politica di coesione, investe, tramite il FES - Fondo Europeo Sociale- un totale di 347 miliardi di Euro per il periodo 2007 – 2013 nelle regioni più a rischio. I programmi relativi alla politica di coesione mirano a promuovere l'occupazione e la crescita in tutti gli Stati membri e nelle regioni dell' UE.


 

Il commissario Hübner ha dichiarato recentemente: "La politica di coesione finanzierà progetti prestigiosi per portare avanti il programma per la crescita e l'occupazione nell'Unione europea a complemento di altre politiche comunitarie. Tutti gli Stati membri hanno incluso nei loro programmi gli obiettivi della strategia di Lisbona e affronteranno nuovi problemi, quali l'accelerazione della globalizzazione, l'emergere del cambiamento climatico, l'invecchiamento della popolazione europea o i fenomeni migratori."


 

Riferendosi alla promozione dell'occupazione, Vladimír Špidla, commissario UE responsabile di Occupazione, affari sociali e pari opportunità, ha dichiarato: "Il Fondo sociale europeo, il nostro principale strumento per investire nell'occupazione e nel potenziale umano, continuerà la sua efficace attività nel corso dei prossimi anni, trasformando il principio della coesione sociale in vantaggi tangibili per milioni di persone", per poi aggiungere: "La promozione dell'occupazione e della crescita è uno degli ambiti che interessano maggiormente i cittadini europei e oggi il FES è più importante che mai per raggiungere questo obiettivo. Tutti devono avere la possibilità di contribuire alla prosperità dell'Unione europea."


 


 

Altre informazioni e link utili:


 

Cambio Demografico – Parametro strategico per le imprese !

Per le imprese in Europa il
cambio demografico si caratterizza sempre più da parametro strategico nell' individuare collocazioni adatte ai loro obiettivi.


 

Per affrontare i rischi ed individuare possibili vantaggi le imprese necessitano informazioni scientificamente attendibili e facilmente accessibili.


 

In merito la "Econsense", in collaborazione con alcune multinazionali, ha realizzato una piattaforma su internet, offrendo un servizio con cartine interattive dell' Europa. Il sito è stato creato per dare un quadro completo sul cambiamento demografico regionale ed i rischi demografici. I dati riportati sulle cartine sono basati sui seguenti parametri: offerta di lavoro, potenziale umano, produttività, ricerca e sviluppo.

http://www.demographic-risk-map.eu/


 


 

Politiche integrate del mercato del lavoro producono una migliore resa sul piano occupazionale

http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP/07/1761&format=HTML&aged=0&language=IT&guiLanguage=en


 

Il rilancio della strategia di Lisbona

http://www.unive.it/media/allegato/studi_prog_ricerca/programmi%20europei/Strategia_Lisbona/Rilancio_Lisbona2005.pdf


 

Lavoratori anziani e mercato del lavoro europeo:

http://www.demographic-research.org/volumes/vol17/24/17-24.pdf


 

Libro verde: "Una nuova solidarietà tra le generazioni di fronte ai cambiamenti demografici":

http://ec.europa.eu/employment_social/publications/2005/ke6705266_it.pdf

30 giugno 2008

Firmiamo l’appello

"Pronto? Emergenza? 118? Qui è la Thyssen... Ci sono tre che son bruciati..."

di Stefano Corradino
"Alla Thyssen i lavoratori non erano solo operai ma una famiglia. Erano amici. Dopo turni e straordinari massacranti andavano a cena insieme o a ballare e poi si ritrovavano il giorno successivo... Sono morti. Bolliti. Per alcuni momenti hanno anche parlato e camminato prima di andarsene in un modo così tragico... Il risarcimento sarà cospicuo ma che costo ha la perdita di un figlio, di un marito, di un padre?" Diego Novelli, ex sindaco di Torino,  parlamentare, giornalista pubblica "l'inferno della classe operaia", libro sulla tragedia della Thyssen. "Questa tragica vicenda ti racconta di come si possa morire di lavoro piuttosto che lavorare per vivere. E di come la produzione diventi un dio pagano sull'altare del quale devi sacrificare qualsiasi cosa…" Domani a Torino la prima udienza del processo per la strage del 6 dicembre scorso.


 

di Stefano Corradino

"Alla Thyssen i lavoratori non erano solo operai ma una famiglia. Erano amici. Dopo  turni e straordinari massacranti andavano a cena insieme o a ballare e poi si ritrovavano il giorno successivo... Sono morti. Bolliti. Per alcuni momenti hanno anche parlato e camminato prima di andarsene in un modo così tragico... Il risarcimento sarà cospicuo ma che costo ha la perdita di un figlio, di un marito, di un padre?" Diego Novelli, ex sindaco di Torino, parlamentare, giornalista pubblica "l'inferno della classe operaia", libro sulla tragedia della Thyssen. "Questa tragica vicenda ti racconta di come si possa morire di lavoro piuttosto che lavorare per vivere. E di come la produzione diventi un dio pagano sull'altare del quale devi sacrificare qualsiasi cosa…" Domani a Torino  la prima udienza del processo per la strage sul lavoro.
 
Novelli, cosa è successo quel 6 dicembre 2007?
Una delle peggiori sciagure che la mia città abbia conosciuto. Ne ho vissuto altre di tragedie in questi ultimi sessant'anni. Nel periodo in cui sono stato sindaco ho dovuto assistere a vicende gravissime come quella del cinema Statuto in cui morirono 66 persone asfissiate in un incendio, per il gas velenoso propagatosi nelle sale. O quella di due operai morti in una vasca bollente di acido. O alle ex ferriere Fiat, dove un operaio rimase trapassato da parte a parte da un tondino incandescente di acciaio...

Questa della Thyssen è la più grave?
Sì, lo è. Anche dal punto di vista della "spettacolarità", della gravità, della atrocità: gli operai non sono nemmeno bruciati vivi, sono stati bolliti. Per alcuni momenti hanno anche parlato e camminato. Una bolla di olio bollente li ha investiti e li ha ridotti in quelle condizioni. E poi la lunga agonia: l'ultimo dei sette è morto dopo 25 giorni di atroci sofferenze...

Racconti varie vicende legate alla fabbrica. Un'azienda in via di smantellamento che hanno continuato a far produrre...

E tutta quella serie di casualità che si sono prodotte: ad un certo punto arriva un'impennata di lavoro e si decide di mettere in movimento una linea, la quinta, che era la più disarmata. Lì si trovano questi operai. Uno era stato appena assunto dopo un periodo di precariato, l'altro era prossimo alla pensione. Tutta una serie di casualità e di fatti che rendono ancora più assurda e inaccettabile la morte.

Perché un libro sulla Thyssen?
L'idea mi è venuta da alcune mise en scene di Marco Paolini e infatti penso che questo lavoro potrebbe diventare un progetto molto forte dal punto di vista televisivo. Perché non abbiamo fatto una storia ma abbiamo montato una serie di quadri come fosse una sceneggiatura. Insieme a quattro giovani cronisti, abbiamo ricostruito la storia di ogni operaio deceduto attraverso la testimonianza della famiglie. Sette lunghe storie dei singoli caduti, raccontate dalle sorelle, dalle madre, dalle mogli, dai figli….  
Il libro parte dal verbale di una telefonata, quella degli operai ai vigili del fuoco: "venite subito alla Thyssen…"...

La stessa scelta fatta da RaiSat Extra nel comporre il documentario tratto dal testo scritto da Ezio Mauro, direttore di Repubblica
Una telefonata che dà i brividi…

Gli altri puzzle salienti del libro
Pezzi di verbale della commissione Lavoro del Senato che a Torino fa i primi interrogatori, poi le testimonianze dei medici degli ospedali che hanno rinvenuto i corpi. E ovviamente le parole dei familiari. Alla fine stralci di testimonianze di questi sette lavoratori morti, che diventa anche uno spaccato di questa classe operaia

I cui tratti distintivi sono molto diversi da come siamo abituati ad intenderla
Una classe operaia che non rispecchia quella tradizionale che conosciamo. Molti i giovani. Con il piercing, i pantaloni firmati. Operai che guadagnavano molto bene anche rispetto agli operai di altre fabbriche.

E che facevano straordinari incredibili, anche fino a 16 ore al giorno

Questo li rendeva parte di un percorso di vita comune, non solo lavorativo. La continua turnazione, i numerosi straordinari li rendevano amici fuori dagli schemi normali di un tradizionale lavoro di fabbrica. Si vedevano sempre tra loro. Se uscivano alle dieci di sera magari andavano a mangiare una pizza, o in discoteca e tiravano fino a tardi per poi riprendere il pomeriggio del giorno successivo facendo anche due turni di seguito. Nella sua specificità questa storia ha una sua peculiarità che non avresti ritrovato da altre parti.

Ezio Mauro ha definito questa tragedia uno "scandalo della democrazia"
Sono d'accordo, e senza fare retorica o del vecchio massimalismo questa vicenda ti racconta di come, nella società occidentale contemporanea si muoia di lavoro piuttosto che lavorare per vivere. Ci vedi tutto il volto non umano del capitalismo. Le aziende che considerano la forza lavoro come l'ultima ruota del carro. La produzione diventa dio pagano sull'altare del quale devi sacrificare qualsiasi cosa. La fabbrica che uccide, che brucia. Tra l'altro avrei voluto dare un altro titolo al libro: "l'acciaio che uccide" ma l'editore ha voluto titolarlo "l'Inferno della classe operaia", titolo un po' anni '30 che non mi è molto piaciuto, ma vabbè…

Sei stato sindaco di Torino ma anche membro del Parlamento, il luogo dove si fanno le leggi. Anche quelle sulla sicurezza contro gli infortuni. In questo caso le normative erano insufficienti?
No, le leggi c'erano ma non sono state rispettate. E qui vengono fuori con grande evidenza le responsabilità delle Asl, i mancati controlli, i balbettii degli ispettori. Riportiamo nel libro dei verbali penosi. Pochissimi gli addetti alle ispezioni. Se le regole fossero state rispettate non sarebbe successo niente. Anche il sindacato ha la sua parte di responsabilità.

In che termini? Non ha denunciato a sufficienza la situazione di precarietà della fabbrica?
Guarda, premesso che noi non abbiamo assolutamente cercato di fare un libro "partigiano", dipingendo i padroni come cattivi, gli operai buoni... Ma abbiamo spesso rilevato delle contraddizioni lampanti. Come quelle in cui viene a trovarsi il sindacato, che se spinge per rispettare le regole ed essere più severo accelera la chiusura della fabbrica.

Che in effetti doveva chiudere sei mesi prima. Tragedia oltremodo amara per i sette torinesi e le loro famiglie.

Tu dici torinesi ed è giusto. Lo erano tutti ma nessuno lo era in realtà. Tutti figli di immigrati: i genitori erano venuti su trent'anni fa dal sud, dalla Calabria, dalla Sicilia. Famiglie che avevano già sofferto le umiliazioni dell'emigrazione, la città che li rifiutava e che metteva i cartelli negli androni con su scritto "non si affitta ai meridionali"…

Il governo attuale ha puntato tutto sul tema della sicurezza in campagna elettorale. Ivi compresa quella sul lavoro?
Non direi proprio. Basti pensare che si vogliono attenuare le sanzioni alle imprese in cui si possono verificare gli incidenti…

Il ministro Sacconi ha parlato di un piano straordinario per combattere le morti bianche
Sacconi? Quand'era socialista ai tempi di Craxi era già un personaggio da prendere con le molle. Figuriamoci adesso. Ma non è solo un problema del governo. Prendiamo la Confindustria...

Nella sua relazione di insediamento la Marcegaglia aveva inserito un riferimento al tema della sicurezza sul lavoro…
Questa Marcegaglia è molto carina ma per adesso si limita a pontificare… Peccato, perchè avevo apprezzato il gesto della Confindustria siciliana di espellere coloro che accettavano il pizzo. Poi nient'altro…

Cosa succederà per le famiglie dei sette operai morti?

Riceveranno 14 milioni di euro (Novelli è stato messo tra i componenti di un comitato di 6 saggi che devono ripartire i fondi, ndr). Ma in galera non andrà nessuno sicuramente. Le mogli rimangono vedove, i figli restano orfani, le madri hanno perso i figli… Almeno avranno i soldi… Ma la vita di certo non gliela restituiscono.
 
Martedì 2 luglio il primo processo. A soli sei mesi dalla morte degli operai. Un raro caso di rapidità nei procedimenti giudiziari.

Questo va a merito della magistratura torinese. Raffaele Guariniello si rivela un personaggio incredibile. Nel 1972 fu quello che scoprì il caso delle 300mila schedature alla Fiat, lo spionaggio dei dipendenti e delle famiglie. Un pretore d'assalto, ce ne fossero…

Oltre a sindaco e parlamentare tu sei stato un giornalista. Quale deve essere il nostro ruolo nel trattare vicende come queste? Cosa può fare l'informazione? Articolo21 ha proposto che in occasione del processo la Rai lo trasmetta in diretta e che siano trasmesse in prima serata le produzioni migliori su questo tema, come "Invisibili" quella realizzata da RaiSat Extra…
E' una scelta che condivido ma mi perdonerai se chiudo con una nota critica nei confronti della "categoria", partendo dall'affermazione che io non mi considero un giornalista ma un cronista e rivendico questa mia peculiarità. Il giornalista è spesso "svolazzante". Salta da una cosa all'altra con la pretesa di metterci del suo.

Non può? Deve limitarsi a raccontare i fatti?
Come diceva Gramsci si deve conoscere la realtà per cambiarla. Ma per conoscerla devi studiarla, devi entrare dentro le cose. Senza aggiungere niente. Tu trasferisci al lettore quello che hai appreso, quello che hai letto, quello che hai visto con i tuoi occhi. Mentre tutti vogliono raccontare i retroscena. Io li odio. Come fai a raccontare una cosa che non hai né visto né sentito… Il cronista deve riferire i fatti.

Immagino che questo non valga solo per l'informazione sulla sicurezza…
Ovviamente. Pensiamo per un attimo ad un caso completamente diverso, edulcorato e mistificato: il processo Mills a carico di Silvio Berlusconi: c'è un signore che dice di aver ricevuto 500mila sterline per dire il falso. Questo è un fatto. Poi Berlusconi lo ritratta e fa benissimo. Ma il processo si deve fare per accertare se sia vero o meno. Il dramma è che in questo contesto i giornali negano il fatto e scrivono che lui è un perseguitato. Che ci sono 780 magistrati che si sono occupati di lui. Non che si presume abbia versato le 500mila sterline. Ecco il punto: il giornalista, o meglio il cronista, vale per gli infortuni sul lavoro o per altre questioni deve accertare le cose, conoscerle, deve andare sul posto, non fare le cose per sentito dire.
E voi di Articolo21 dovete fare una battaglia feroce contro il pessimo modo di fare informazione in questo Paese…

corradino@articolo21.info

28 giugno 2008

GOVERNO/DI PIETRO: CI ASPETTA REGIME, INFORMARE CITTADINI




 

Il Lodo Schifani bis, come quella del
Dpef e della legge finanziaria, dimostrano che "si sta svuotando
totalmente la funzione del Parlamento, che è diventato
semplicemente un organo di passaggio e ratifica di decisioni che
vengono prese in altri luoghi". E' l'opinione che il leader
dell'Italia del Valori Di Pietro esprime in un'intervista
all'Unità. Secondo di Pietro è "un metodo che non va, e ancor
meno il merito. Questa è un'avvisaglia importante del regine che
ci aspetta, cui voglio aggiungere anche il tentativo di zittire
ogni forma di controllo, vedi la vicenda della Commissione di
Vigilanza".
Secondo Di Pietro è necessario informare bene l'opinione pubblica
sul futuro che ci aspetta. "La manifestazione che terremo l'8
luglio - spiega - è la prima risposta di quell'altra Italia che
non ci sta a chiudere gli occhi e farsi prendere in giro da un
imbonitore che dice una cosa e ne fa un'altra". 
L'opinione è che "il presidente del Consiglio a fronte delle
emergenze vere del Paese sta truffando letteralmente, non solo
politicamente, i cittadini facendo crede che questi provvedimenti
servano alla sicurezza, al rilancio dell'economia, alla
governabilità, alla credibilità delle istituzioni. Invece se li
valutiamo uno per uno, interessano solo a lui". 
I referendum da proporre dovranno essere sette e dovranno servire
a "formare e informare: vogliamo chiamare a raccolta i cittadini
per dire no a un grappolo di leggi che, messe insieme, sono
l'esemplificazione del regime che verrà. Vogliamo liberare
l'informazione, l'economia e la giustizia".


 

Articolo 21 – Liberi di…

Elezioni RSU

Elezioni RSU Sicor – TEVA Group

Santhià (VC)


 

Dopo avere invalidato, per gravi vizi di forma, le precedenti consultazioni per il rinnovo delle Rappresentanze Sindacali Unitarie, le quali consultazioni avevano già visto un confortante risultato da parte della UilCem, con 15 preferenze su 70 schede votate, il 27 giugno 2008, giorno in cui sono state ripetute le operazioni di voto, la UilCem ed il suo candidato Gugliara Filippo, hanno fatto ancora meglio, portando il numero totale dei voti a ben 22.

Considerando l'affluenza dei lavoratori in calo, passata da 70 a 54 lavoratori su 88 aventi diritto, la UilCem ha avuto il 40.8% dei consensi.

Un risultato straordinario, se si pensa al fatto che si tratta di una prima volta, escludendo le precedenti consultazioni annullate, in cui si presentava un candidato UilCem e al quale i propri colleghi hanno dato una grande fiducia, e tutto questo in poco più di 18 mesi.


 

Di seguito, una tabella riepilogativa dei risultati:


 

Preferenza

Lista

Tot.

Gugliara Filippo (UilCem)

19

3

22

Candidato 1 (FilCem)

14

4

29

Candidato 2 (FilCem)

11

Nulle

3

3

Totale

47

7

54

 

Aventi diritto al voto

88

 

Compiti dell’RLS

 
 

TUTTO PER L'RLS

La formazione per il RLS: L'elemento strategico
per la futura attività di RLS.

D.Lgs. 626/94. art. 22, comma 4, "Il rappresentante per la sicurezza ha diritto a una formazione particolare in materia di salute e sicurezza, concernente la normativa in materia ... e i rischi specifici esistenti nel proprio ambito di rappresentanza, tale da assicurargli adeguate nozioni sulle principali tecniche di controllo e prevenzione dei rischi stessi".

Il concetto di "adeguate nozioni" sopra espresso, si deve evolvere in un programma di riaggiornamento parallelo alle evoluzioni delle attività lavorative e delle norme di riferimento. La formazione per RLS, integrativa a quella generale, sarà definita in apposita sessione contrattuale.

Analisi del ruolo professionale: Il mandato organizzativo di questa figura professionale, come si evince dalle attribuzioni conferite dall'art. 19 e si deduce dalla sua qualifica ("rappresenta" i lavoratori"), comprende i seguenti compiti:

  • raccogliere dai lavoratori le indicazioni di problemi concernenti la salute e la sicurezza, discutendone possibili soluzioni (diventare animatori di sicurezza);
  • promuovere l'elaborazione, l'individuazione e l'attuazione delle misure di prevenzione idonee a tutelare la salute e l'integrità fisica dei lavoratori;
  • fare proposte in merito all'attività di prevenzione;
  • essere consultato sulla valutazione dei rischi, l'individuazione, la programmazione, la realizzazione e verifica delle misure di prevenzione;
  • essere consultato in merito all'organizzazione della formazione;
  • ricevere (e interpretare correttamente) le informazioni e la documentazione aziendale sulla valutazione dei rischi e le misure di prevenzione, sulle sostanze pericolose, le macchine, gli impianti, l'organizzazione e gli ambienti di lavoro, gli infortuni e le malattie professionali;
  • ricevere (e interpretare correttamente) le informazioni dai servizi di vigilanza;
  • ricorrere alle autorità quando ritiene che le misure adottate non siano idonee a garantire la sicurezza e la salute.

Pertanto, il RLS deve ricevere una formazione particolare in materia di normativa di sicurezza e di salute, nonché sui rischi specifici esistenti nel proprio ambito di rappresentanza e sulle principali tecniche di controllo e prevenzione:

  • analisi/valutazione dei rischi
  • verifica costante delle misure di prevenzione e di sicurezza
  • animazione di sicurezza
  • informazione dei lavoratori
  • che richiedono lo sviluppo di competenze:
  • diagnostiche
  • decisionali
  • relazionali

nonché l'acquisizione di conoscenze specifiche, di sapere applicativo, che devono necessariamente riferirsi almeno a:

  • normativa sulle materie di sicurezza ed igiene del lavoro
  • rischi presenti sul posto di lavoro e riferiti all'ambito di rappresentanza
  • danni legati a quei rischi
  • limiti di esposizione a fattori inquinanti
  • analisi degli infortuni
  • analisi delle situazioni critiche (anomalie di processo)
  • modalità di prevenzione
  • strumenti informativi presenti sul luogo di lavoro: registro infortuni, schede di sicurezza, documento di valutazione, etc.
  • valutazione di programmi di informazione
  • costruzione di strumenti propri di analisi e di verifica (schede ed altro materiale).

La formazione di queste figure prevede corsi formalizzati, a proposito dei quali si fa riferimento al D.M. 16/1/1997, emanato dai Ministri del Lavoro e della Previdenza Sociale e della Sanità (All. N.1):" Individuazione dei contenuti minimi della formazione dei lavoratori, dei Rappresentanti per la Sicurezza e dei Datori di Lavoro che possono svolgere direttamente i compiti propri del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione."

I contenuti della formazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza sono così descritti dall'art.2 del decreto:

  • principi costituzionali e civilistici;
  • la legislazione generale e speciale in materia di prevenzione infortuni e igiene del lavoro;
  • i principali soggetti coinvolti ed i relativi obblighi;
  • la definizione e l'individuazione dei fattori di rischio;
  • la valutazione dei rischi;
  • l'individuazione delle misure (tecniche, organizzative, procedurali) di prevenzione e protezione;
  • aspetti normativi dell'attività di rappresentanza dei lavoratori;
  • nozioni di tecnica della comunicazione.

Durata: Il DM 16/1/1997 ha individuato in 32 ore la durata dei corsi, fatte salve diverse determinazione della contrattazione collettiva. Però potrebbe essere opportuno prevedere, dopo il primo corso, altri moduli su temi specifici.

Analizzando una intesa di categoria, secondo quanto previsto dall'accordo Federchimica/FULC del novembre 1995, ai RLS spettano 40 ore di formazione base (impegno temporale corrispondente a quello destinato dal CCNL chimico alla Commissione Ambiente già nel 1990) gestite in modo congiunto tra sindacato e tecnici aziendali.

La progettazione formativa RLS era già pronta a partire dagli anni '93-'94, quindi prima dell'emanazione del decreto 626, evidenziando così, in questo settore, come il comparto chimico e coloro che sono stati parte attiva nell'individuazione dei contenuti contrattuali, abbiano svolto un ruolo trainante ed anticipativo nei confronti delle norme emanate dallo Stato.

Un altro esempio per tutte le categorie del lavoro, viene dall'accordo di gruppo ENI/FULC, nel quale sono state raddoppiate le ore di formazione per RLS e dove le 40 ore aggiuntive sono destinate ad argomenti che riguardano il settore specifico: chimico, petrolchimico, ecc. È importante rilevare che ad oggi, in tutta Italia, si contano quasi 600 RLS con una formazione di 80 ore ciascuno.

Per contro, molte aziende si sono attestate sulla formazione minima di 32 ore (quella prevista dal decreto 626 e da Confindustria nell'accordo del giugno 1995).

Modalità didattiche: è opportuno privilegiare la didattica attiva, con grande spazio al lavoro in piccoli gruppi finalizzato alla costruzione o applicazione di griglie di valutazione, alla discussione di casi, alla risoluzione di problemi. Le lezioni frontali, destinate a trasmettere contenuti teorici selezionati, saranno limitate al minimo indispensabile e comunque sempre accompagnate da discussioni o esercitazioni in aula o in piccolo gruppo.

Riassumendo, il processo formativo/informativo deve consentire al RLS d'essere in grado di:

  • Conoscere l'ambiente di lavoro in cui opera partendo dalla mappa produttiva e dei rischi (generali e specifici), nonché i metodi e criteri per la loro individuazione e bonifica.
  • Conoscere l'organigramma aziendale, la distribuzione delle responsabilità ed i lavoratori, in modo da instaurare i necessari rapporti fondamentali per la propria attività e riuscire a collegare le diverse (e complementari) funzioni aziendali.
  • Conoscere i propri diritti, agibilità, attività specifiche e relazionali, possibilità d'azione e d'intervento, le basi formative, e gli strumenti operativi, i metodi e le capacità che ne derivano, anche rivendicandone la corretta applicazione interessando RSU, OPP, Dipartimento di Prevenzione e Magistratura, quando necessario.
  • Confrontarsi continuamente con altri RLS, tecnici, specialisti, consulenti, medici e ricercatori, per evolvere la propria attività.
  • Avere capacità specifiche, in modo da creare banche dati per riuscire a strutturare e veicolare tutte le informazioni che saranno in suo possesso.

Dall'analisi di quanto indicato nel testo del D.Lgs., si individuano le seguenti aree di attività:

  • analisi/valutazione dei rischi
  • scelta e mantenimento in essere delle misure di prevenzione
  • informazione/formazione dei lavoratori che richiedono lo sviluppo di competenze:
  • progettuali
  • diagnostiche
  • decisionali
  • comunicative

nonché l'acquisizione di conoscenze specifiche, di sapere applicativo, che devono necessariamente riferirsi almeno a:

  • norme di legge e di buona tecnica sulle materie di sicurezza ed igiene del lavoro
  • analisi dei rischi (di qualunque natura)
  • sistemi di prevenzione
  • costruzioni di piani e di programmi (di analisi, di intervento, di verifica di risultato)
  • progettazione di programmi di informazione e di formazione
  • costruzione di strumenti propri di analisi e di verifica (schede ed altro materiale).

6 giugno 2008

De Magistris, chiesta l'archiviazione, "Gravi ingereze nel suo lavoro"



Repubblica.it

CATANZARO - Non solo ha agito in maniera "assolutamente legittima e corretta", ma è stato vittima di "pressioni e interferenze" relative ai risultati "ottenuti con le sue inchieste". E' un vero e proprio atto d'accusa contro i vertici della Procura di Catanzaro, la richiesta di archiviazione dei magistrati di Salerno, chiamati a indagare sull'operato di Luigi De Magistris. Le quasi mille pagine prodotte dal procuratore Luigi Apicella e dal sostituto Gabriella Nuzzi, trasformano, di fatto, il giudice "scomodo", in vittima di un sistema di interessi che sarebbe l'oggetto delle sue indagini.

De Magistris incassa un risultato importantissimo. Dopo che per mesi il suo operato era stato al centro di denunce, richieste di azioni disciplinari e persino atti parlamentari. Il magistrato protagonista di inchieste come "Poseidone", "Toghe Lucane" e "Why Not" ha detto di essersi semplicemente "difeso", esprimendo "sempre massima fiducia nella magistratura di Salerno, competente per legge".

Un commento alla notizia della richiesta di archiviazione, a cui ha aggiunto di aver soltanto "contribuito doverosamente, da magistrato, ad evidenziare l'attività di ostacolo posta in essere" ai suoi danni e alle funzioni che ha cercato e cerca ancora "di svolgere nell'esclusivo interesse della giustizia". Poche frasi, nelle quali De Magistris lascia trasparire la propria soddisfazione alla fine della maxi inchiesta.

Il pm di Catanzaro sarebbe insomma estraneo "ai reati di calunnia, abuso d'ufficio e rivelazione di segreto d'ufficio". E niente darebbe ragione ai magistrati, agli avvocati e ai politici che contro di lui hanno presentato una serie di denunce. Insomma per gli inquirenti salernitani vi sarebbe "insussistenza di illegittimità sostanziali o procedurali penalmente rilevanti ovvero di condotte abusive addebitabili nell'esercizio delle funzioni giudiziarie del De Magistris". Piuttosto "i risultati investigativi ottenuti, la natura e la cadenza degli interventi subiti a causa della intensità delle sue indagini e il complesso materiale probatorio acquisito, ha consentito di riscontrare la bontà della sua azione inquirente, nonché di ricostruire la sequenza ed il contenuto degli atti procedimentali appurandone la correttezza formale e sostanziale".

La richiesta di archiviazione affonda poi il bisturi contro i detrattori del pm: "Il contesto giudiziario in cui si è trovato ad operare Luigi De Magistris, appare connotato da un'allarmante commistione di ruoli e fortemente condizionato dal perseguimento di interessi extragiurisdizionali, anche di illecita natura".

Accuse pesantissime, ancora più chiare quando si parla della "pressante attività di interferenza alle indagini posta in essere dai vertici della Procura della Repubblica di Catanzaro, e resasi sempre più manifesta con il progressivo intensificarsi delle investigazioni da parte di De Magistris". Per evidenziare poi che "alle continue ingerenze sull'attività inquirente è risultata connessa, secondo una singolare cadenza cronologica la trasmissione di continue denunce e segnalazioni agli organi disciplinari ed alla Procura di Salerno".

Nella richiesta si legge ancora che "dagli accertamenti investigativi condotti sono emersi fatti, situazioni concorrenti a delineare il difficile contesto ambientale nel quale De Magistris si è trovato a svolgere le funzioni inquirenti, i legami tra i vertici dell'Ufficio giudiziario di Catanzaro, difensori ed indagati, gli interessi sottostanti alle vicende oggetto dei procedimenti da lui trattati, le condotte di interferenza ed ostacolo al suo operato". Un difficile contesto ambientale "reiteratamente denunciato dal pm nelle sedi istituzionali".

Infine i due magistrati di Salerno scrivono che "l'oggetto di indagini svolte da De Magistris, coinvolgenti pubblici amministratori, politici, imprenditori, professionisti, magistrati, rappresentanti delle forze dell'ordine, le tecniche investigative impiegate, i risultati derivati dagli atti di indagine esperiti hanno finito, nel tempo, per esporre il sostituto procuratore ad una serie articolata di azioni ostative al suo operato".

Tra queste si inseriscono "le svariate denunce in sede penale e le segnalazioni disciplinari di soggetti indagati e difensori, alle quali sono seguite interpellanze, interrogazioni parlamentari, ispezioni ministeriali riguardanti le più rilevanti indagini condotte dal magistrato nei due periodi di permanenza a Catanzaro".

Ma non è tutto. Infatti Salerno sta vagliando "l'ipotesi investigativa della indebita strumentalizzazione di attività di indagine coordinate dalle Procure di Matera e di Catanzaro nei confronti di collaboratori di polizia giudiziaria e di giornalisti". Di fatto, secondo la Procura campana, collaboratori di pg e cronisti di giudiziaria sarebbero stati coinvolti strumentalmente nelle inchieste, subendo anche perquisizioni. De Magistris oltre ad essere stato denunciato, a sua volta produsse una serie di esposti.

La Procura Generale di Catanzaro non ha concesso alcuni documenti dell'inchiesta "Why Not" chiesti da Salerno che indaga sulle denunce di Luigi De Magistris. Luigi Apicella, è giunto nel capoluogo calabrese dove ha incontrato il Procuratore Generale, Vincenzo Jannelli, ed i sostituti Alfredo Garbati e Domenico De Lorenzo.

Per oltre tre ore i magistrati hanno discusso sulla richiesta di alcuni documenti relativi all'inchiesta. Al termine dell'incontro, secondo quanto si è appreso, i magistrati della Procura Generale non hanno concesso la documentazione perché l'inchiesta è attualmente in corso.

18 maggio 2008

Enrico Berlinguer - Wikipedia

Enrico Berlinguer - Wikipedia: "« Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c'è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia. »
(Enrico Berlinguer)"

18 aprile 2008

Che fine ha fatto l'immondizia della Campania dalle notizie dei telegiornali?

Vi siete accorti della totale mancanza di notizie riguardanti l'immondizia di Napoli e della Campania da subito dopo le elezioni?
Il ciclone PdL ha spazzato via anche quella?! Si, dalle TV.....

27 marzo 2008

Le ultime parole ( ca**ate) di Berlusconi.

«Io sono in grado di stracciare qualunque avversario, perchè io nella mia vita ho fatto tutto ciò che gli altri non hanno fatto. Io sono un uomo di fatti gli altri sono uomini di parole. I fatti vincono sulle parole».
Alla faccia della modestia. E' o non è arrogante?

21 marzo 2008

Si può fare.


Continuo a credere nell'opera di W. Veltroni.

L'ho appena visto su la7 ed è un piacere ascoltare le sue parole, i suoi discorsi, il suo programma. Nessuna infamia verso i suoi avversari, niente grida e tanta serenità. Mi fido di te, Walter.

.....si può fare.

18 marzo 2008

per fortuna c'è Maroni


"In Italia, la situazione dei lavoratori atipici è soddisfacente, perchè", spiega Maroni - Lega Nord - ministro del welfare del governo Berlusconi, "la percentuale di questa tipologia di lavoratori arriva APPENA al 40, invece, in Spagna la percentuale è del 66%. ".

Maroni, è una giustificazione? Dobbiamo essere realmente soddisfati e rincuorati? Va a spiegarlo a quel 40% di giovani e meno giovani che non possono programmare la loro vita sociale ed economica, se non al massimo fino al 40%.
Complimenti.


9 marzo 2008

MA...STELLA!

non ho ben capito il garantismo di Boselli nell'invitare nelle sue liste l'uomo di ceppaloni ( cosa si garantisce la certezza di far cadere i governi?), ma una cosa buona il mastelloide l'ha fatta: ha rifiutato.
speriamo che chiunque vinca in aprile, lo tanga fuori dalle istituzioni.
anche il suo "FIDO" fabris, lo ha abbandonato, appena ha capito che non c'era più una comoda poltrona su cui mettere il suo ...... Adesso è dello pseudonano che cosi si ritrova un FIDO e un FEDE. ma bravo......

2 marzo 2008

welfare: che fare?

lo "pseudonano", cosi come lo chiama il nostro Beppe, tramite la sua consociata Lega Nord, ha fatto sapere che cambierà nuovamente l'ordinamento pensionistico italiano tornando alla legge Maroni.
non voglio discutere se sia meglio o peggio rispetto all'attuale, ma cosi facendo che fine farà l'esito della consultazione promossa dai sindacati l'anno scorso che ha raccolto più di 5 milioni di persone tra lavoratori e pensionati?
un altro caso di: "E CHI CA**O SE NE FREGA DI QUELLO CHE PENSANO GLI ITALIANI/COGL*ONI!".
meditiamo gente, meditiamo.

24 febbraio 2008

situazione siciliana

Da un pseudopolitico indagato x mafia incapace di parlare correttamente, ad un altro che in sicilia ne ha fatte di cotte e di crude. Cambiano i nomi ma la provenienza è la stessa

si ripete la falsa....

non ho ancora perso la fiducia nel PD e in Veltroni, ma coninciano già ed esserci delle complicazioni, si sta cercando di mettere la macchina in moto e ci sono già degli individui che non mi piacciono.
odio le suore mancate, ripeto mancate, come la Binetti serva di Ruini e della CEI. perchè continuiamo a farci del male. Si ai radicali, no all'integralismo cattolico. Siamo nel 2008