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30 giugno 2008

Firmiamo l’appello

"Pronto? Emergenza? 118? Qui è la Thyssen... Ci sono tre che son bruciati..."

di Stefano Corradino
"Alla Thyssen i lavoratori non erano solo operai ma una famiglia. Erano amici. Dopo turni e straordinari massacranti andavano a cena insieme o a ballare e poi si ritrovavano il giorno successivo... Sono morti. Bolliti. Per alcuni momenti hanno anche parlato e camminato prima di andarsene in un modo così tragico... Il risarcimento sarà cospicuo ma che costo ha la perdita di un figlio, di un marito, di un padre?" Diego Novelli, ex sindaco di Torino,  parlamentare, giornalista pubblica "l'inferno della classe operaia", libro sulla tragedia della Thyssen. "Questa tragica vicenda ti racconta di come si possa morire di lavoro piuttosto che lavorare per vivere. E di come la produzione diventi un dio pagano sull'altare del quale devi sacrificare qualsiasi cosa…" Domani a Torino la prima udienza del processo per la strage del 6 dicembre scorso.


 

di Stefano Corradino

"Alla Thyssen i lavoratori non erano solo operai ma una famiglia. Erano amici. Dopo  turni e straordinari massacranti andavano a cena insieme o a ballare e poi si ritrovavano il giorno successivo... Sono morti. Bolliti. Per alcuni momenti hanno anche parlato e camminato prima di andarsene in un modo così tragico... Il risarcimento sarà cospicuo ma che costo ha la perdita di un figlio, di un marito, di un padre?" Diego Novelli, ex sindaco di Torino, parlamentare, giornalista pubblica "l'inferno della classe operaia", libro sulla tragedia della Thyssen. "Questa tragica vicenda ti racconta di come si possa morire di lavoro piuttosto che lavorare per vivere. E di come la produzione diventi un dio pagano sull'altare del quale devi sacrificare qualsiasi cosa…" Domani a Torino  la prima udienza del processo per la strage sul lavoro.
 
Novelli, cosa è successo quel 6 dicembre 2007?
Una delle peggiori sciagure che la mia città abbia conosciuto. Ne ho vissuto altre di tragedie in questi ultimi sessant'anni. Nel periodo in cui sono stato sindaco ho dovuto assistere a vicende gravissime come quella del cinema Statuto in cui morirono 66 persone asfissiate in un incendio, per il gas velenoso propagatosi nelle sale. O quella di due operai morti in una vasca bollente di acido. O alle ex ferriere Fiat, dove un operaio rimase trapassato da parte a parte da un tondino incandescente di acciaio...

Questa della Thyssen è la più grave?
Sì, lo è. Anche dal punto di vista della "spettacolarità", della gravità, della atrocità: gli operai non sono nemmeno bruciati vivi, sono stati bolliti. Per alcuni momenti hanno anche parlato e camminato. Una bolla di olio bollente li ha investiti e li ha ridotti in quelle condizioni. E poi la lunga agonia: l'ultimo dei sette è morto dopo 25 giorni di atroci sofferenze...

Racconti varie vicende legate alla fabbrica. Un'azienda in via di smantellamento che hanno continuato a far produrre...

E tutta quella serie di casualità che si sono prodotte: ad un certo punto arriva un'impennata di lavoro e si decide di mettere in movimento una linea, la quinta, che era la più disarmata. Lì si trovano questi operai. Uno era stato appena assunto dopo un periodo di precariato, l'altro era prossimo alla pensione. Tutta una serie di casualità e di fatti che rendono ancora più assurda e inaccettabile la morte.

Perché un libro sulla Thyssen?
L'idea mi è venuta da alcune mise en scene di Marco Paolini e infatti penso che questo lavoro potrebbe diventare un progetto molto forte dal punto di vista televisivo. Perché non abbiamo fatto una storia ma abbiamo montato una serie di quadri come fosse una sceneggiatura. Insieme a quattro giovani cronisti, abbiamo ricostruito la storia di ogni operaio deceduto attraverso la testimonianza della famiglie. Sette lunghe storie dei singoli caduti, raccontate dalle sorelle, dalle madre, dalle mogli, dai figli….  
Il libro parte dal verbale di una telefonata, quella degli operai ai vigili del fuoco: "venite subito alla Thyssen…"...

La stessa scelta fatta da RaiSat Extra nel comporre il documentario tratto dal testo scritto da Ezio Mauro, direttore di Repubblica
Una telefonata che dà i brividi…

Gli altri puzzle salienti del libro
Pezzi di verbale della commissione Lavoro del Senato che a Torino fa i primi interrogatori, poi le testimonianze dei medici degli ospedali che hanno rinvenuto i corpi. E ovviamente le parole dei familiari. Alla fine stralci di testimonianze di questi sette lavoratori morti, che diventa anche uno spaccato di questa classe operaia

I cui tratti distintivi sono molto diversi da come siamo abituati ad intenderla
Una classe operaia che non rispecchia quella tradizionale che conosciamo. Molti i giovani. Con il piercing, i pantaloni firmati. Operai che guadagnavano molto bene anche rispetto agli operai di altre fabbriche.

E che facevano straordinari incredibili, anche fino a 16 ore al giorno

Questo li rendeva parte di un percorso di vita comune, non solo lavorativo. La continua turnazione, i numerosi straordinari li rendevano amici fuori dagli schemi normali di un tradizionale lavoro di fabbrica. Si vedevano sempre tra loro. Se uscivano alle dieci di sera magari andavano a mangiare una pizza, o in discoteca e tiravano fino a tardi per poi riprendere il pomeriggio del giorno successivo facendo anche due turni di seguito. Nella sua specificità questa storia ha una sua peculiarità che non avresti ritrovato da altre parti.

Ezio Mauro ha definito questa tragedia uno "scandalo della democrazia"
Sono d'accordo, e senza fare retorica o del vecchio massimalismo questa vicenda ti racconta di come, nella società occidentale contemporanea si muoia di lavoro piuttosto che lavorare per vivere. Ci vedi tutto il volto non umano del capitalismo. Le aziende che considerano la forza lavoro come l'ultima ruota del carro. La produzione diventa dio pagano sull'altare del quale devi sacrificare qualsiasi cosa. La fabbrica che uccide, che brucia. Tra l'altro avrei voluto dare un altro titolo al libro: "l'acciaio che uccide" ma l'editore ha voluto titolarlo "l'Inferno della classe operaia", titolo un po' anni '30 che non mi è molto piaciuto, ma vabbè…

Sei stato sindaco di Torino ma anche membro del Parlamento, il luogo dove si fanno le leggi. Anche quelle sulla sicurezza contro gli infortuni. In questo caso le normative erano insufficienti?
No, le leggi c'erano ma non sono state rispettate. E qui vengono fuori con grande evidenza le responsabilità delle Asl, i mancati controlli, i balbettii degli ispettori. Riportiamo nel libro dei verbali penosi. Pochissimi gli addetti alle ispezioni. Se le regole fossero state rispettate non sarebbe successo niente. Anche il sindacato ha la sua parte di responsabilità.

In che termini? Non ha denunciato a sufficienza la situazione di precarietà della fabbrica?
Guarda, premesso che noi non abbiamo assolutamente cercato di fare un libro "partigiano", dipingendo i padroni come cattivi, gli operai buoni... Ma abbiamo spesso rilevato delle contraddizioni lampanti. Come quelle in cui viene a trovarsi il sindacato, che se spinge per rispettare le regole ed essere più severo accelera la chiusura della fabbrica.

Che in effetti doveva chiudere sei mesi prima. Tragedia oltremodo amara per i sette torinesi e le loro famiglie.

Tu dici torinesi ed è giusto. Lo erano tutti ma nessuno lo era in realtà. Tutti figli di immigrati: i genitori erano venuti su trent'anni fa dal sud, dalla Calabria, dalla Sicilia. Famiglie che avevano già sofferto le umiliazioni dell'emigrazione, la città che li rifiutava e che metteva i cartelli negli androni con su scritto "non si affitta ai meridionali"…

Il governo attuale ha puntato tutto sul tema della sicurezza in campagna elettorale. Ivi compresa quella sul lavoro?
Non direi proprio. Basti pensare che si vogliono attenuare le sanzioni alle imprese in cui si possono verificare gli incidenti…

Il ministro Sacconi ha parlato di un piano straordinario per combattere le morti bianche
Sacconi? Quand'era socialista ai tempi di Craxi era già un personaggio da prendere con le molle. Figuriamoci adesso. Ma non è solo un problema del governo. Prendiamo la Confindustria...

Nella sua relazione di insediamento la Marcegaglia aveva inserito un riferimento al tema della sicurezza sul lavoro…
Questa Marcegaglia è molto carina ma per adesso si limita a pontificare… Peccato, perchè avevo apprezzato il gesto della Confindustria siciliana di espellere coloro che accettavano il pizzo. Poi nient'altro…

Cosa succederà per le famiglie dei sette operai morti?

Riceveranno 14 milioni di euro (Novelli è stato messo tra i componenti di un comitato di 6 saggi che devono ripartire i fondi, ndr). Ma in galera non andrà nessuno sicuramente. Le mogli rimangono vedove, i figli restano orfani, le madri hanno perso i figli… Almeno avranno i soldi… Ma la vita di certo non gliela restituiscono.
 
Martedì 2 luglio il primo processo. A soli sei mesi dalla morte degli operai. Un raro caso di rapidità nei procedimenti giudiziari.

Questo va a merito della magistratura torinese. Raffaele Guariniello si rivela un personaggio incredibile. Nel 1972 fu quello che scoprì il caso delle 300mila schedature alla Fiat, lo spionaggio dei dipendenti e delle famiglie. Un pretore d'assalto, ce ne fossero…

Oltre a sindaco e parlamentare tu sei stato un giornalista. Quale deve essere il nostro ruolo nel trattare vicende come queste? Cosa può fare l'informazione? Articolo21 ha proposto che in occasione del processo la Rai lo trasmetta in diretta e che siano trasmesse in prima serata le produzioni migliori su questo tema, come "Invisibili" quella realizzata da RaiSat Extra…
E' una scelta che condivido ma mi perdonerai se chiudo con una nota critica nei confronti della "categoria", partendo dall'affermazione che io non mi considero un giornalista ma un cronista e rivendico questa mia peculiarità. Il giornalista è spesso "svolazzante". Salta da una cosa all'altra con la pretesa di metterci del suo.

Non può? Deve limitarsi a raccontare i fatti?
Come diceva Gramsci si deve conoscere la realtà per cambiarla. Ma per conoscerla devi studiarla, devi entrare dentro le cose. Senza aggiungere niente. Tu trasferisci al lettore quello che hai appreso, quello che hai letto, quello che hai visto con i tuoi occhi. Mentre tutti vogliono raccontare i retroscena. Io li odio. Come fai a raccontare una cosa che non hai né visto né sentito… Il cronista deve riferire i fatti.

Immagino che questo non valga solo per l'informazione sulla sicurezza…
Ovviamente. Pensiamo per un attimo ad un caso completamente diverso, edulcorato e mistificato: il processo Mills a carico di Silvio Berlusconi: c'è un signore che dice di aver ricevuto 500mila sterline per dire il falso. Questo è un fatto. Poi Berlusconi lo ritratta e fa benissimo. Ma il processo si deve fare per accertare se sia vero o meno. Il dramma è che in questo contesto i giornali negano il fatto e scrivono che lui è un perseguitato. Che ci sono 780 magistrati che si sono occupati di lui. Non che si presume abbia versato le 500mila sterline. Ecco il punto: il giornalista, o meglio il cronista, vale per gli infortuni sul lavoro o per altre questioni deve accertare le cose, conoscerle, deve andare sul posto, non fare le cose per sentito dire.
E voi di Articolo21 dovete fare una battaglia feroce contro il pessimo modo di fare informazione in questo Paese…

corradino@articolo21.info

28 giugno 2008

GOVERNO/DI PIETRO: CI ASPETTA REGIME, INFORMARE CITTADINI




 

Il Lodo Schifani bis, come quella del
Dpef e della legge finanziaria, dimostrano che "si sta svuotando
totalmente la funzione del Parlamento, che è diventato
semplicemente un organo di passaggio e ratifica di decisioni che
vengono prese in altri luoghi". E' l'opinione che il leader
dell'Italia del Valori Di Pietro esprime in un'intervista
all'Unità. Secondo di Pietro è "un metodo che non va, e ancor
meno il merito. Questa è un'avvisaglia importante del regine che
ci aspetta, cui voglio aggiungere anche il tentativo di zittire
ogni forma di controllo, vedi la vicenda della Commissione di
Vigilanza".
Secondo Di Pietro è necessario informare bene l'opinione pubblica
sul futuro che ci aspetta. "La manifestazione che terremo l'8
luglio - spiega - è la prima risposta di quell'altra Italia che
non ci sta a chiudere gli occhi e farsi prendere in giro da un
imbonitore che dice una cosa e ne fa un'altra". 
L'opinione è che "il presidente del Consiglio a fronte delle
emergenze vere del Paese sta truffando letteralmente, non solo
politicamente, i cittadini facendo crede che questi provvedimenti
servano alla sicurezza, al rilancio dell'economia, alla
governabilità, alla credibilità delle istituzioni. Invece se li
valutiamo uno per uno, interessano solo a lui". 
I referendum da proporre dovranno essere sette e dovranno servire
a "formare e informare: vogliamo chiamare a raccolta i cittadini
per dire no a un grappolo di leggi che, messe insieme, sono
l'esemplificazione del regime che verrà. Vogliamo liberare
l'informazione, l'economia e la giustizia".


 

Articolo 21 – Liberi di…

Elezioni RSU

Elezioni RSU Sicor – TEVA Group

Santhià (VC)


 

Dopo avere invalidato, per gravi vizi di forma, le precedenti consultazioni per il rinnovo delle Rappresentanze Sindacali Unitarie, le quali consultazioni avevano già visto un confortante risultato da parte della UilCem, con 15 preferenze su 70 schede votate, il 27 giugno 2008, giorno in cui sono state ripetute le operazioni di voto, la UilCem ed il suo candidato Gugliara Filippo, hanno fatto ancora meglio, portando il numero totale dei voti a ben 22.

Considerando l'affluenza dei lavoratori in calo, passata da 70 a 54 lavoratori su 88 aventi diritto, la UilCem ha avuto il 40.8% dei consensi.

Un risultato straordinario, se si pensa al fatto che si tratta di una prima volta, escludendo le precedenti consultazioni annullate, in cui si presentava un candidato UilCem e al quale i propri colleghi hanno dato una grande fiducia, e tutto questo in poco più di 18 mesi.


 

Di seguito, una tabella riepilogativa dei risultati:


 

Preferenza

Lista

Tot.

Gugliara Filippo (UilCem)

19

3

22

Candidato 1 (FilCem)

14

4

29

Candidato 2 (FilCem)

11

Nulle

3

3

Totale

47

7

54

 

Aventi diritto al voto

88

 

Compiti dell’RLS

 
 

TUTTO PER L'RLS

La formazione per il RLS: L'elemento strategico
per la futura attività di RLS.

D.Lgs. 626/94. art. 22, comma 4, "Il rappresentante per la sicurezza ha diritto a una formazione particolare in materia di salute e sicurezza, concernente la normativa in materia ... e i rischi specifici esistenti nel proprio ambito di rappresentanza, tale da assicurargli adeguate nozioni sulle principali tecniche di controllo e prevenzione dei rischi stessi".

Il concetto di "adeguate nozioni" sopra espresso, si deve evolvere in un programma di riaggiornamento parallelo alle evoluzioni delle attività lavorative e delle norme di riferimento. La formazione per RLS, integrativa a quella generale, sarà definita in apposita sessione contrattuale.

Analisi del ruolo professionale: Il mandato organizzativo di questa figura professionale, come si evince dalle attribuzioni conferite dall'art. 19 e si deduce dalla sua qualifica ("rappresenta" i lavoratori"), comprende i seguenti compiti:

  • raccogliere dai lavoratori le indicazioni di problemi concernenti la salute e la sicurezza, discutendone possibili soluzioni (diventare animatori di sicurezza);
  • promuovere l'elaborazione, l'individuazione e l'attuazione delle misure di prevenzione idonee a tutelare la salute e l'integrità fisica dei lavoratori;
  • fare proposte in merito all'attività di prevenzione;
  • essere consultato sulla valutazione dei rischi, l'individuazione, la programmazione, la realizzazione e verifica delle misure di prevenzione;
  • essere consultato in merito all'organizzazione della formazione;
  • ricevere (e interpretare correttamente) le informazioni e la documentazione aziendale sulla valutazione dei rischi e le misure di prevenzione, sulle sostanze pericolose, le macchine, gli impianti, l'organizzazione e gli ambienti di lavoro, gli infortuni e le malattie professionali;
  • ricevere (e interpretare correttamente) le informazioni dai servizi di vigilanza;
  • ricorrere alle autorità quando ritiene che le misure adottate non siano idonee a garantire la sicurezza e la salute.

Pertanto, il RLS deve ricevere una formazione particolare in materia di normativa di sicurezza e di salute, nonché sui rischi specifici esistenti nel proprio ambito di rappresentanza e sulle principali tecniche di controllo e prevenzione:

  • analisi/valutazione dei rischi
  • verifica costante delle misure di prevenzione e di sicurezza
  • animazione di sicurezza
  • informazione dei lavoratori
  • che richiedono lo sviluppo di competenze:
  • diagnostiche
  • decisionali
  • relazionali

nonché l'acquisizione di conoscenze specifiche, di sapere applicativo, che devono necessariamente riferirsi almeno a:

  • normativa sulle materie di sicurezza ed igiene del lavoro
  • rischi presenti sul posto di lavoro e riferiti all'ambito di rappresentanza
  • danni legati a quei rischi
  • limiti di esposizione a fattori inquinanti
  • analisi degli infortuni
  • analisi delle situazioni critiche (anomalie di processo)
  • modalità di prevenzione
  • strumenti informativi presenti sul luogo di lavoro: registro infortuni, schede di sicurezza, documento di valutazione, etc.
  • valutazione di programmi di informazione
  • costruzione di strumenti propri di analisi e di verifica (schede ed altro materiale).

La formazione di queste figure prevede corsi formalizzati, a proposito dei quali si fa riferimento al D.M. 16/1/1997, emanato dai Ministri del Lavoro e della Previdenza Sociale e della Sanità (All. N.1):" Individuazione dei contenuti minimi della formazione dei lavoratori, dei Rappresentanti per la Sicurezza e dei Datori di Lavoro che possono svolgere direttamente i compiti propri del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione."

I contenuti della formazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza sono così descritti dall'art.2 del decreto:

  • principi costituzionali e civilistici;
  • la legislazione generale e speciale in materia di prevenzione infortuni e igiene del lavoro;
  • i principali soggetti coinvolti ed i relativi obblighi;
  • la definizione e l'individuazione dei fattori di rischio;
  • la valutazione dei rischi;
  • l'individuazione delle misure (tecniche, organizzative, procedurali) di prevenzione e protezione;
  • aspetti normativi dell'attività di rappresentanza dei lavoratori;
  • nozioni di tecnica della comunicazione.

Durata: Il DM 16/1/1997 ha individuato in 32 ore la durata dei corsi, fatte salve diverse determinazione della contrattazione collettiva. Però potrebbe essere opportuno prevedere, dopo il primo corso, altri moduli su temi specifici.

Analizzando una intesa di categoria, secondo quanto previsto dall'accordo Federchimica/FULC del novembre 1995, ai RLS spettano 40 ore di formazione base (impegno temporale corrispondente a quello destinato dal CCNL chimico alla Commissione Ambiente già nel 1990) gestite in modo congiunto tra sindacato e tecnici aziendali.

La progettazione formativa RLS era già pronta a partire dagli anni '93-'94, quindi prima dell'emanazione del decreto 626, evidenziando così, in questo settore, come il comparto chimico e coloro che sono stati parte attiva nell'individuazione dei contenuti contrattuali, abbiano svolto un ruolo trainante ed anticipativo nei confronti delle norme emanate dallo Stato.

Un altro esempio per tutte le categorie del lavoro, viene dall'accordo di gruppo ENI/FULC, nel quale sono state raddoppiate le ore di formazione per RLS e dove le 40 ore aggiuntive sono destinate ad argomenti che riguardano il settore specifico: chimico, petrolchimico, ecc. È importante rilevare che ad oggi, in tutta Italia, si contano quasi 600 RLS con una formazione di 80 ore ciascuno.

Per contro, molte aziende si sono attestate sulla formazione minima di 32 ore (quella prevista dal decreto 626 e da Confindustria nell'accordo del giugno 1995).

Modalità didattiche: è opportuno privilegiare la didattica attiva, con grande spazio al lavoro in piccoli gruppi finalizzato alla costruzione o applicazione di griglie di valutazione, alla discussione di casi, alla risoluzione di problemi. Le lezioni frontali, destinate a trasmettere contenuti teorici selezionati, saranno limitate al minimo indispensabile e comunque sempre accompagnate da discussioni o esercitazioni in aula o in piccolo gruppo.

Riassumendo, il processo formativo/informativo deve consentire al RLS d'essere in grado di:

  • Conoscere l'ambiente di lavoro in cui opera partendo dalla mappa produttiva e dei rischi (generali e specifici), nonché i metodi e criteri per la loro individuazione e bonifica.
  • Conoscere l'organigramma aziendale, la distribuzione delle responsabilità ed i lavoratori, in modo da instaurare i necessari rapporti fondamentali per la propria attività e riuscire a collegare le diverse (e complementari) funzioni aziendali.
  • Conoscere i propri diritti, agibilità, attività specifiche e relazionali, possibilità d'azione e d'intervento, le basi formative, e gli strumenti operativi, i metodi e le capacità che ne derivano, anche rivendicandone la corretta applicazione interessando RSU, OPP, Dipartimento di Prevenzione e Magistratura, quando necessario.
  • Confrontarsi continuamente con altri RLS, tecnici, specialisti, consulenti, medici e ricercatori, per evolvere la propria attività.
  • Avere capacità specifiche, in modo da creare banche dati per riuscire a strutturare e veicolare tutte le informazioni che saranno in suo possesso.

Dall'analisi di quanto indicato nel testo del D.Lgs., si individuano le seguenti aree di attività:

  • analisi/valutazione dei rischi
  • scelta e mantenimento in essere delle misure di prevenzione
  • informazione/formazione dei lavoratori che richiedono lo sviluppo di competenze:
  • progettuali
  • diagnostiche
  • decisionali
  • comunicative

nonché l'acquisizione di conoscenze specifiche, di sapere applicativo, che devono necessariamente riferirsi almeno a:

  • norme di legge e di buona tecnica sulle materie di sicurezza ed igiene del lavoro
  • analisi dei rischi (di qualunque natura)
  • sistemi di prevenzione
  • costruzioni di piani e di programmi (di analisi, di intervento, di verifica di risultato)
  • progettazione di programmi di informazione e di formazione
  • costruzione di strumenti propri di analisi e di verifica (schede ed altro materiale).

6 giugno 2008

De Magistris, chiesta l'archiviazione, "Gravi ingereze nel suo lavoro"



Repubblica.it

CATANZARO - Non solo ha agito in maniera "assolutamente legittima e corretta", ma è stato vittima di "pressioni e interferenze" relative ai risultati "ottenuti con le sue inchieste". E' un vero e proprio atto d'accusa contro i vertici della Procura di Catanzaro, la richiesta di archiviazione dei magistrati di Salerno, chiamati a indagare sull'operato di Luigi De Magistris. Le quasi mille pagine prodotte dal procuratore Luigi Apicella e dal sostituto Gabriella Nuzzi, trasformano, di fatto, il giudice "scomodo", in vittima di un sistema di interessi che sarebbe l'oggetto delle sue indagini.

De Magistris incassa un risultato importantissimo. Dopo che per mesi il suo operato era stato al centro di denunce, richieste di azioni disciplinari e persino atti parlamentari. Il magistrato protagonista di inchieste come "Poseidone", "Toghe Lucane" e "Why Not" ha detto di essersi semplicemente "difeso", esprimendo "sempre massima fiducia nella magistratura di Salerno, competente per legge".

Un commento alla notizia della richiesta di archiviazione, a cui ha aggiunto di aver soltanto "contribuito doverosamente, da magistrato, ad evidenziare l'attività di ostacolo posta in essere" ai suoi danni e alle funzioni che ha cercato e cerca ancora "di svolgere nell'esclusivo interesse della giustizia". Poche frasi, nelle quali De Magistris lascia trasparire la propria soddisfazione alla fine della maxi inchiesta.

Il pm di Catanzaro sarebbe insomma estraneo "ai reati di calunnia, abuso d'ufficio e rivelazione di segreto d'ufficio". E niente darebbe ragione ai magistrati, agli avvocati e ai politici che contro di lui hanno presentato una serie di denunce. Insomma per gli inquirenti salernitani vi sarebbe "insussistenza di illegittimità sostanziali o procedurali penalmente rilevanti ovvero di condotte abusive addebitabili nell'esercizio delle funzioni giudiziarie del De Magistris". Piuttosto "i risultati investigativi ottenuti, la natura e la cadenza degli interventi subiti a causa della intensità delle sue indagini e il complesso materiale probatorio acquisito, ha consentito di riscontrare la bontà della sua azione inquirente, nonché di ricostruire la sequenza ed il contenuto degli atti procedimentali appurandone la correttezza formale e sostanziale".

La richiesta di archiviazione affonda poi il bisturi contro i detrattori del pm: "Il contesto giudiziario in cui si è trovato ad operare Luigi De Magistris, appare connotato da un'allarmante commistione di ruoli e fortemente condizionato dal perseguimento di interessi extragiurisdizionali, anche di illecita natura".

Accuse pesantissime, ancora più chiare quando si parla della "pressante attività di interferenza alle indagini posta in essere dai vertici della Procura della Repubblica di Catanzaro, e resasi sempre più manifesta con il progressivo intensificarsi delle investigazioni da parte di De Magistris". Per evidenziare poi che "alle continue ingerenze sull'attività inquirente è risultata connessa, secondo una singolare cadenza cronologica la trasmissione di continue denunce e segnalazioni agli organi disciplinari ed alla Procura di Salerno".

Nella richiesta si legge ancora che "dagli accertamenti investigativi condotti sono emersi fatti, situazioni concorrenti a delineare il difficile contesto ambientale nel quale De Magistris si è trovato a svolgere le funzioni inquirenti, i legami tra i vertici dell'Ufficio giudiziario di Catanzaro, difensori ed indagati, gli interessi sottostanti alle vicende oggetto dei procedimenti da lui trattati, le condotte di interferenza ed ostacolo al suo operato". Un difficile contesto ambientale "reiteratamente denunciato dal pm nelle sedi istituzionali".

Infine i due magistrati di Salerno scrivono che "l'oggetto di indagini svolte da De Magistris, coinvolgenti pubblici amministratori, politici, imprenditori, professionisti, magistrati, rappresentanti delle forze dell'ordine, le tecniche investigative impiegate, i risultati derivati dagli atti di indagine esperiti hanno finito, nel tempo, per esporre il sostituto procuratore ad una serie articolata di azioni ostative al suo operato".

Tra queste si inseriscono "le svariate denunce in sede penale e le segnalazioni disciplinari di soggetti indagati e difensori, alle quali sono seguite interpellanze, interrogazioni parlamentari, ispezioni ministeriali riguardanti le più rilevanti indagini condotte dal magistrato nei due periodi di permanenza a Catanzaro".

Ma non è tutto. Infatti Salerno sta vagliando "l'ipotesi investigativa della indebita strumentalizzazione di attività di indagine coordinate dalle Procure di Matera e di Catanzaro nei confronti di collaboratori di polizia giudiziaria e di giornalisti". Di fatto, secondo la Procura campana, collaboratori di pg e cronisti di giudiziaria sarebbero stati coinvolti strumentalmente nelle inchieste, subendo anche perquisizioni. De Magistris oltre ad essere stato denunciato, a sua volta produsse una serie di esposti.

La Procura Generale di Catanzaro non ha concesso alcuni documenti dell'inchiesta "Why Not" chiesti da Salerno che indaga sulle denunce di Luigi De Magistris. Luigi Apicella, è giunto nel capoluogo calabrese dove ha incontrato il Procuratore Generale, Vincenzo Jannelli, ed i sostituti Alfredo Garbati e Domenico De Lorenzo.

Per oltre tre ore i magistrati hanno discusso sulla richiesta di alcuni documenti relativi all'inchiesta. Al termine dell'incontro, secondo quanto si è appreso, i magistrati della Procura Generale non hanno concesso la documentazione perché l'inchiesta è attualmente in corso.