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12 novembre 2010

Concorrenza ferroviaria in Italia: un'utopia!

In Italia si sa, le abitudini sono dure a morire. E purtroppo questo vale anche per il sistema produttivo ed economico. Nel nostro paese la rete ferroviaria è fondamentalmente in mano ad una grossa compagnia che gestisce la rete, i servizi ed il trasporto sia dei passeggeri sia del cargo. A parte qualche caso sporadico di aziende private locali e per questo molto piccole, tipo le Ferrovie del Nord, che hanno un bacino d'utenza di conseguenza relativamente ridotto, Trenitalia ed RFI gestiscono il tutto in monopolio e nella maggior parte delle volte non garantendo un soddisfacente servizio da parte del cliente utente. 

Vedasi infatti, il modo in cui si ritrovano a viaggiare i pendolari sulla tratta, fra le più importanti d'Italia, che va da Torino a Milano e viceversa. Spesso si viaggia in piedi per tutta la tratta, perché non ci sono abbastanza corse in grado di assorbire i clienti, i convogli sono sporchi e fatiscenti ed il servizio nella quasi totalità è molto deludente. E' probabile che la stessa cosa succeda in tante altre parti dello stivale.
Per ovviare a questo problema ( e naturalmente per fare profitti ma in un regime di economia e mercato questo è assolutamente lecito), una società completamente formata da imprenditori privati piemontesi, già dal 2006 ha messo in piedi una compagnia per il trasporto passeggeri che interesserà la tratta Torino Milano. Ma c'è un ma; a questa società non è stato tuttora consentito di effettuare fermate intermedie, ma di svolgere il proprio servizio tra, solamente i due grossi capoluoghi di regione tralasciando di conseguenza tutti i pendolari dei paesi situati tra le due città.

A qualcuno questa concorrenza evidentemente non piace, ma significherebbe un notevole passo avanti in termini di efficienza e servizio. Si sa che in un regime economico di concorrenza, e non monopolistico, le offerte migliorano e migliorano anche le condizioni dei cittadini che pagano, ed anche tanto, per avere un servizio adeguato. La situazione è uguale per tutti quei settori non essenziali dove ancora si opera in monopolio. Eppure per rendere l'Italia più moderna basterebbe solo un po' più di buon senso e di sana competitività, con l'aiuto della politica. Quella vera, però.




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